mercoledì 19 gennaio 2011

Remediation: in che rivoluzione viviamo, e con che mezzi?

Secondo David Bolter e Richard Grusin, tra vecchi e nuovi media ci sarebbe un rapporto di rimediazione: le tecnologie di cui ci serviamo come supporti per le nostre attività di fruizione e produzione di contenuti informativi si evolvono per così dire le une sulle altre, i nuovi media non si sostituiscono ai vecchi ma ne rimodellano le forme e le caratteristiche in chiave diversa. Al contrario di quanto affermano i sostenitori di varie leggende metropolitane e miti modernisti, secondo i quali le tecnologie digitali, Internet, l’e-Book  e simili starebbero rivoluzionando il mondo dell’informazione e soppiantando progressivamente mezzi presto obsoleti come televisioni e libri, Bolter e Grusin fanno notare le analogie e i punti di continuità tra vecchi e nuovi media, le caratteristiche dei primi che i secondi riprendono ma anche i tentativi dei vecchi mezzi di stare al passo con i tempi e adeguarsi alle forme e alle modalità di presentazione delle informazioni delle nuove tecnologie. L’esempio più semplice e efficace per capire di cosa sto parlando è quello del rapporto tra la televisione e Internet: è innegabile che Internet in buona parte si ispira al modello grafico televisivo, soprattutto in relazione ai pattern visivi utilizzati, mentre le reti televisive, a loro volta ispirate dalla nuova concorrenza, riprendono sempre più spesso i modi di presentazione di immagini e informazioni  del web (più finestre aperte contemporaneamente sullo schermo, informazioni diverse dai contenuti veicolati in modalità video che scorrono sotto forma di testi in sovraimpressione e cose del genere). È rimediazione anche il rapporto che intercorre tra il cinema dei fratelli Lumière e le nuove computer graphics, come lo è la relazione di continuità tra i rotoli di papiro, il libro cartaceo e l’e-Book.
La rimediazione non andrebbe dunque vista come una trasformazione radicale e definitiva delle forme di trasmissione di contenuti testuali/ audio/ video, che seppellisce tutti i precedenti prodotti della tecnologia umana in nome della digitalizzazione, quanto piuttosto come una rivoluzione morbida, dove le modalità di trasmissione e fruizione di più mezzi diversi sono sempre continuamente riprese e rivisitate in chiave nuova e sopravvivono in un’attualità dilatata. Niente si sostituisce completamente a qualcos’altro, annullandolo, ma tutto evolve in un interscambio continuo di forme.
In effetti Bolter e Grusin insistono parecchio sulla competizione tra media vecchi e nuovi, che secondo loro sarebbe il motore dei processi di rimediazione, io invece preferirei parlare semplicemente, allo stato attuale, della compresenza  di diverse pratiche tecnologiche che traggono ispirazione l’una dall’altra per migliorare le proprie prestazioni. Quello che mi sembra emergere dall’osservazione della realtà attuale è infatti una sorta di collaborazione, più o meno consapevole, tra i vari supporti, che non fanno altro che scambiarsi continuamente forme di organizzazione e presentazione dei contenuti. Solo grazie a questo interscambio, in fondo, un nuovo mezzo acquista progressivamente caratteristiche proprie, e si arriva così a definirne l’identità e il ruolo specifico all’interno delle pratiche tecnologiche, sociali e culturali umane.

Jay David Bolter, Richard Grusin, Remediation: Understanding New Media, 1999

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