Cory Doctorow sostiene che la competizione tra e-book e libro tradizionale non ha senso, in quanto tra i due tipi di supporto non deve sussistere alcuna relazione di emulazione. Il formato e-book ha un senso solo se la liquidità e la fruibilità maggiormente libera dei testi risultano essere una forza nuova, che permette utilizzi alternativi degli apparati testuali, funzionali a nuovi scopi e nuove esigenze degli utenti, mentre se fosse soltanto un’imitazione digitale del formato libro cartaceo non avrebbe alcuna ragione di esistere.
Anche la questione della superiorità o inferiorità di un supporto rispetto all’altro è fuori luogo: infatti e-book e libro cartaceo richiedono un utilizzo diverso e modalità cognitive diverse, da un differente tipo di attenzione a un differente modo di visualizzazione. Queste diversità li rendono due modi distinti di fruire dei testi, nessuno dei quali risulta superiore all’altro, bensì al massimo più comodo e funzionale rispetto alle esigenze di alcuni lettori piuttosto che altri, principalmente in base alle loro abitudini cognitive.
Anche la questione della superiorità o inferiorità di un supporto rispetto all’altro è fuori luogo: infatti e-book e libro cartaceo richiedono un utilizzo diverso e modalità cognitive diverse, da un differente tipo di attenzione a un differente modo di visualizzazione. Queste diversità li rendono due modi distinti di fruire dei testi, nessuno dei quali risulta superiore all’altro, bensì al massimo più comodo e funzionale rispetto alle esigenze di alcuni lettori piuttosto che altri, principalmente in base alle loro abitudini cognitive.
“Computers have their own cognitive style, and it’s not much like the cognitive style invented with the first modern novel (one sec, let me goggle that and confirm it), Don Quixote, some 400 years ago.”
Come ha sostenuto Walter Benjamin, le tecniche di riproduzione dei testi in sé non sono né buone né cattive: io aggiungo che tutto sta nel valutare come e con quanto successo esse si adattano ai nostri meccanismi cognitivi, alle nostre esigenze e alle nostre abitudini culturali di rappresentazione, classificazione e conservazione delle conoscenze.
Con queste riflessioni non voglio banalizzare il tema della rimediazione digitale del libro, che effettivamente pone problemi di ordine pratico ed è un buono spunto per interrogarci sul futuro culturale e sulla memoria della nostra società: il discorso merita di essere approfondito, il fatto stesso che l’entrata in scena degli e-book susciti clamori e timori ne è una conferma – a questo proposito, in marzo 2011 è in programma in Italia un convegno emblematicamente sottotitolato “Il futuro dei libri, i libri del futuro". Semplicemente ritengo molto poco probabile che l’e-book rivoluzioni le nostre vite di lettori portandoci di colpo a consumare soltanto testi digitali. È vero, la maggior parte di noi oggi passa la maggior parte del suo tempo di fronte a uno schermo (o a degli schermi), un gran numero di cose che leggiamo sono in formato digitale, ci procuriamo le applicazioni mobile per l’editoria più avanzate e siamo curiosi di sperimentare gli e-book, ce ne compriamo uno per vedere che effetto fa e ne parliamo entusiasticamente con gli amici. È vero, anche senza arrivare all’e-book il 90% dei libri che abbiamo letto e studiato nell’ultimo anno ci aspettavano sul nostro computer in formato PDF. Ma questo non ha nulla a che vedere con il fatto che il digitale sia davvero il formato che preferiamo, nella maggior parte dei casi è soltanto una questione di maggiore comodità e velocità. Perciò non c’è ragione per la quale cartaceo e digitale non dovrebbero convivere pacificamente: per lavorare possiamo usare i formati elettronici più disparati, questo non ci impedirà di rilassarci la sera in poltrona con un bel romanzo dalla copertina sgualcita, allo stesso modo per viaggiare in treno in compagnia dei nostri libri preferiti senza trascinarci dietro chili e chili di carta possiamo usare l’e-book, ma nulla ci impedisce di tornare quando vogliamo alle amate copie cartacee. La possibilità di scegliere tra più formati non va vista come un pericolo, ma come un arricchimento delle nostre possibilità, arricchimento che sta a noi valutare. Per altro il fatto che l’e-book, così come è concepito oggi e veicolato dai supporti attualmente disponibili, risulti vincente per comodità di utilizzo rispetto al modello tradizionale è tutto da stabilire (oltre alla questione cognitiva dell’usabilità, ci sono variabili sociali, economiche e culturali da ponderare). Quindi evitiamo atteggiamenti catastrofisti o entusiastici rispetto a una futura presunta scomparsa dei libri cartacei e godiamoci piuttosto la possibilità di poter usufruire degli stessi contenuti in nuove forme.